Questa conferenza stampa è dedicata alla raccolta firme promossa dal GIC – Gruppo Intercomunale per i Cittadini, un gruppo apartitico composto da consiglieri comunali e cittadini attivi di diversi Comuni.
Il GIC è nato con l’obiettivo di portare l’attenzione pubblica e politica su criticità concrete, che spesso, da soli, i singoli cittadini faticano a far emergere nei contesti istituzionali.

Uno strumento per ascoltare e farsi ascoltare

La raccolta firme – avviata come estensione fisica di una prima iniziativa online su Change.org – è stata una risposta concreta a un malcontento diffuso, legato all’introduzione del nuovo sistema di tariffazione rifiuti TARIP, nella versione gestita da COINGER.

Le criticità emerse

Fin dall’inizio, il servizio ha suscitato scetticismo e perplessità, che abbiamo tentato di far presenti nelle sedi istituzionali, spesso senza ottenere risposte concrete.
La raccolta firme ha voluto accendere i riflettori su diverse criticità rilevate da cittadini e operatori:

  • un livello di servizio ancora inadeguato,
  • mastelli mal gestiti,
  • problemi di igiene e decoro urbano,
  • comunicazione e bollettazione poco chiare,
  • e una “tariffa puntuale” solo nel nome, priva di reale corrispondenza nei fatti.

Una gestione da rivedere: i numeri parlano

Il nuovo sistema TARIP basato su conteggio a litri e dotazioni minime è stato presentato come più equo, ma in realtà redistribuisce i costi in modo poco chiaro e poco trasparente, soprattutto per le famiglie e le piccole attività.

Guardando i Piani Economici e Finanziari (PEF) approvati nei vari Comuni, emergono dati allarmanti:

  • Nel 2018, COINGER gestiva il servizio con un PEF di 5,8 milioni di euro per 105.000 abitanti e 27 Comuni.
  • Nel 2024, il PEF è salito a 11,8 milioni di euro, con 90.000 abitanti e 22 Comuni.

Una crescita del 104% in 6 anni, con 5 Comuni in meno e 15.000 abitanti in meno: una dinamica che solleva interrogativi legittimi su efficienza, trasparenza e controllo politico della gestione.

Negli anni, probabilmente, i Sindaci hanno delegato troppo, lasciando progressivamente che la gestione operativa e strategica sfuggisse di mano, senza un reale confronto con i territori.

2500 firme in 2 giorni: la voce del territorio

In poco più di due giorni effettivi, abbiamo raccolto oltre 2500 firme, senza banchetti fissi né strutture organizzative complesse.
Un numero che, sebbene possa sembrare contenuto, rappresenta una reazione spontanea e determinata di cittadini delusi, amareggiati ed esasperati da un servizio che, fino a poco tempo fa, funzionava bene e oggi appare complicato, inefficiente e poco comprensibile.

Ascolto attivo, non formalismi

Siamo scesi in piazza per ascoltare direttamente i cittadini, e ne è emersa un’immagine chiara: disordine, malessere e disagio diffuso.
Invece di aprire un dialogo costruttivo, abbiamo assistito a tentativi di delegittimazione dell’iniziativa, con attacchi formali sulla validità della raccolta firme, senza affrontare le vere ragioni di chi si è espresso in modo civile e democratico.

Il nostro messaggio

Non chiediamo altro che ascolto, confronto e trasparenza.
La raccolta firme non va strumentalizzata, ma riconosciuta per ciò che è realmente: un segnale chiaro di partecipazione civica autentica.

Un appello politico, non partitico

Siamo un gruppo di  consiglieri comunali eletti, e come tali abbiamo il dovere di portare la voce dei cittadini all’interno delle istituzioni.
Per questo chiediamo un confronto pubblico con l’Assemblea dei Sindaci: non per creare conflitto, ma per riaprire un dialogo trasparente, costruttivo e partecipato.

È lecito che chi gestisce un’azienda curi gli interessi economici della società.
Ma è altrettanto doveroso che i Sindaci difendano gli interessi dei cittadini, nel rispetto del loro mandato democratico.

Perché Coinger deve essere una società al servizio dei cittadini,
non i cittadini al servizio di Coinger.